Forse stiamo uscendo dal tunnel del Covid19 e la nostra vita obnubilata da mesi di lockdown torna verso la normalità. E’ il momento giusto per fare qualche riflessione per il futuro.
Oltre che per le nostre finanze massacrate da questo arresto forzoso, anche per la nostra salute messa a dura prova da questo periodo. La complessità della pandemia che ha scatenato talvolta posizioni scientifiche opposte e discussioni infinite tra virologi tuttologi mediaticamente onnipresenti e il resto del mondo scientifico ci ha però lasciato qualche elemento chiaro su cui ragionare.
Il pazienti più fragili e più colpiti dal coronavirus sono stati soprattutto gli anziani e le persone con altre patologie in atto. I bambini sono risultati praticamente asintomatici come i giovani sani.
Come nel gregge i più colpiti dagli attacchi dei predatori sono i più vecchi e i più lenti così il virus ha fatto strage di chi NON era in condizioni ottimali di salute.
Il nostro ragionamento si sviluppa con una protasi che prende forma: Se la farmacologia moderna fosse davvero efficace e salvifica…..allora la medicina moderna renderebbe tutti più sani e resistenti. Ma questa apodosi non convince. Infatti il risultato finale delle politerapie a cui molti anziani sono sottoposti per le loro malattie possono aver favorito l’exitus.
La prova più imbarazzante, di cui Zingaretti non ha tenuto conto nella sua proposta di obbligo vaccinale, è stata proprio la vaccinazione antiinfluenzale tanto discussa. Un importante lavoro scientifico ha dimostrato che la vaccinazione antiinfluenzale sui militari americani (quindi soggetti sani) ha favorito il Covid19 nel 36% in più dei soggetti rispetto ai non vaccinati per un fenomeno di interferenza virale.
Ergo la farmacologia contemporanea ha dei limiti evidenti.
Qualcosa non funziona come dovrebbe.
Sarebbe auspicabile una medicina IDEALE con caratteristiche peculiari.
Ecco i 5 buoni motivi per curarsi meglio e vivere più a lungo:
1) obiettivo guarire le malattie croniche
in questi ultimi 100 anni la tipologia delle malattie del mondo occidentale ha avuto una inversione completa. Se agli inizi del 1900 il 95% delle patologie erano acute e solo il 5% era per le patologie croniche, attualmente la situazione è opposta: 95% cronico 5% acuto.
La patologia acuta
L’evidente differenza tra acuto e cronico si spiega con una diversa risposta dell’organismo umano: se nella patologia acuta, la fase di squilibrio del sistema biologico (sintomi) indotto da fattori esterni si può risolvere con la morte o la guarigione questa è definitiva.
Il sistema ritrova una sua perfetta omestasi: la salute.
La patologia cronica
La patologia cronica invece è subdola perchè il sistema biologico non riesce a trovare una risposta guaritiva completa e permane in questo stato di squilibrio. Ecco che la farmacologia contemporanea, essendo soprattutto sintomatica e cercando di sopprimere i sintomi invece di aiutare l’organismo a ritrovare un vero equilibrio di salute favorisce la cronicizzazione delle patologie.
Quindi ciò che mi dovrebbe aiutare a guarire in realtà mi mantiene in uno stato di squilibrio.
Devo fare una semplice ma fondamentale premessa: i sintomi di una malattia non sono altro che la reazione dell’organismo allo squilibrio che si è venuto a creare nel sistema. Questa reazione è la vera forza curativa dell’organismo che va aiutata e non soppressa. Purtroppo la metodica azione oppositiva dei farmaci convenzionali non fa che soffocare e rallentare questa tendenza.
Gli esempi sono molti: gli anti febbrili sono il caso più evidente. La febbre ha una azione curativa indubitabile ma alle prime linee alterate del termometro si ricorre agli antifebbrili.
Razionalmente sarebbe come tagliare i fili elettrici della lampadina del cruscotto della nostra auto quando l’indicatore ci avverte che siamo in riserva di carburante. Ci dà fastidio il rosso delle luce così la spegniamo, la sopprimiamo. Il rischio di rimanere in mezzo alla strada a chiedere un passaggio diventa elevato.
2) terapia personalizzata
Siamo tutti diversi
I farmaci funzionano in modo diverso da persona a persona. La comune aspirina, per esempio, funziona solo nel 45% degli esseri umani.
Servirebbe quindi una terapia personalizzata che agisca davvero come una chiave nella serratura. Ogni serratura ha la sua chiave.
3) non avere effetti collaterali
Nel mondo 2,6 milioni morti lʼanno per terapie non sicure, uno ogni 5 minuti.
Dei 783.936 americani che muoiono ogni anno a causa della malasanità oltre 106.000 muoiono SOLO per gli effetti collaterali dei farmaci.
L’assurdo si raggiunge quando una metodica così carica di morte viene proposta come cura preventiva su soggetti sani.
Un farmaco che dovrebbe aiutarti in realtà indebolisce i tuoi sistemi di difesa e facilita la cronicizzazione dei tuoi problemi.
Il lato interessante per le aziende farmaceutiche è che un paziente cronico dipendente dal farmaco è più remunerativo di uno guarito che sospende l’assunzione della terapia. Lo schieramento di questo comparto economico a sostegno di questo sistema di cura è ovvio e scontato.
3) non provocare danni all’ambiente e agli animali
Secondo uno studio della rivista Journal of Cleaner production, le emissioni dell’industria farmaceutica sono del 55% superiori a quelle dell’industria automobilistica.
Inoltre il danno per l’ambiente si aggrava per il riciclo dei farmaci. Globalmente sono consumate circa 100mila tonnellate di medicinali all’anno che entrano nel ciclo delle acque.
Servirebbe una medicina che non inquinasse e che non utilizzasse enormi quantità di sostanze chimiche difficili poi da smaltire. Servirebbe una medicina che rispettasse gli animali e non impiegasse sistemi di ricerca offensivi per la loro stessa vita.
4) essere economicamente sostenibile dalla società
Il comparto farmaceutico è uno dei pochi settori in costante crescita, con un ritmo superiore al 6% annuo. Ha raggiunto un valore complessivo mondiale di quasi 1.000 miliardi di Euro. Tale valore è sempre meno sostenibile da paesi che arrancano economicamente in occidente, del tutto inavvicinabile per i paesi in via di sviluppo.
5) produrre prodotti non brevettabili perchè la salute è un bene primario
Il tema dei Diritti umani e diritto alla salute e la questione dell’accesso ai farmaci rappresentano un problema di Giustizia Globale.
L’ideale sarebbe una medicina che impiegasse una farmacologia NO LOGO senza nomi commerciali dove in tutto il mondo la molecola si potesse riconoscere con chiarezza e semplicità.
Questa medicina ideale esiste già da più di 200 anni con risultati ampiamente dimostrati dalla letteratura scientifica.
E’ una medicina quantica, che agisce non attraverso una stimolazione chimica di tipo farmacologico ma, in modo molto più raffinato, attraverso una informazione di tipo biofisico.
Importanti lavori scientifici cost-effectiveness hanno dimostrato che grandi numeri di persone sono risultate più sane e longeve rispetto a chi si cura in modo convenzionale con costi ridotti del 50% circa per la collettività.
Parliamo della MEDICINA INNOMINATA.
Nominandola l’algoritmo di Google fa scivolare immediatamente l’informazione al fondo delle classifiche per renderla poco visibile.
Tutto ciò è frutto di una campagna denigratoria ben articolata di cui siamo ormai tutti consapevoli e di cui Google fa parte. Rappresenta la difesa ad oltranza del capitale legato alla sanità privata che vede nella salute del cittadino e nel risparmio per la collettività un proprio danno economico.
Una sempre più ampia élite di persone ha capito la differenza del curarsi in modo diverso e biologicamente più rispettoso verso la natura (uomo e ambiente) e, come la Regina Elisabetta, ha fatto una scelta di campo e non si fa intimorire dalle campagne diffamatorie.
Articolo tratto da: APPUNTAMENTO CON L'OMEOPATIA - WWW.OMEOBLOG.IT del dott. Alberto Magnetti